Polistirolo: come nasce questo materiale?

Gennaio 28 2022

Ogni volta che sentiamo la parola polistirolo la nostra mente corre verso l’idea di un materiale scomodo, tipico degli imballaggi nonché nemico delle pulizie poiché, la sua caratteristica di essere elettrostatico, non permette un semplice eliminazione di quest’ultimo. Vi stupirà pensare che questo materiale, nascosto dietro il nome comune di plastica, viene utilizzato anche per la produzione di altri utensili di uso comune come piatti, bicchieri ed anche come materiale da costruzione.

Storia del polistirolo

Come tutti i materiali, anche il polistirolo ha le sue luci e le sue ombre che meritano di essere descritte. Cosa si intende precisamente con il termine polistirolo? Quale è la storia di questo materiale? Come è stato scoperto? Quali sono gli usi principali? Scopriamolo insieme.

Come spesso accade nella storia della scienza, le scoperte avvengono in maniera inaspettata e senza sapere di trovarsi di fronte a qualcosa di rivoluzionario. Nel caso del polistirolo, la scoperta è attribuita a Eduard Simon nel 1839, lui essendo farmacista si cimentò nell’estrazione di una sostanza oleosa dal Liquidambar Orientalis dalla quale estrasse un monomero noto con il nome di stirolo. Dopo qualche giorno di riposo, Simon notò che il suo stirolo era diventato gelatinoso e pensando erroneamente ad un processo di ossidazione, lo chiama ossido di stirene. Nel 1866 Berthelot dimostra che il processo non è ossidazione, bensì polimerizzazione, da qui il nome di polistirolo.

La chimica del polistirolo

Il polistirolo trae origine, come anticipato, dalla polimerizzazione dello stirene che può avvenire in assenza di inibitori anche a temperatura ambiente attraverso un processo lento e graduale. La reazione è un processo di addizione che può avere inizio da prodotti iniziatori come ad esempio i perossidi o composti in grado di produrre radicali.

La reazione è esotermica e la produzione avviene attraverso l’uso di reattori secondo tre diverse modalità:

  • in massa quando il reattore contiene solo stirene;
  • in sospensione quando lo stirene è mantenuto, tramite agitazione continua, sospeso in acqua;
  • in emulsione quando lo stirene è mantenuto in emulsione attraverso l’uso di prodotti tensioattivi.

Nel corso del tempo la versatilità del polistirolo diventa nota e inizia la produzione e la commercializzazione su larga scala. Le caratteristiche del materiale sono innumerevoli in quanto è:

  • termoplastico, si può lavorare dunque con il calore conferendogli la forma che più si desidera, a temperatura ambiente è trasparente dunque può essere utile per la creazione di custodie o contenitori;
  • impermeabile e leggero tant’è che, quello che nel linguaggio comune si indica con polistirolo, non è altro che polistirolo espanso che viene usato per gli imballaggi e per la protezione di oggetti delicati.

I difetti del polistirolo

Come ogni materiale anche il polistirolo ha i suoi punti deboli soprattutto se utilizzato in grandi quantità. Nel caso del polistirolo infatti, un tema ad esso correlato da non sottovalutare è l’inquinamento, spesso si ritrova in grandi quantità in siti inquinati e il grande problema è che non è biodegradabile motivo per cui resta intatto per decine e decine di anni.

Se è vero che il materiale non è biodegradabile, è vero anche che è riciclabile al 100% e se vi state chiedendo dove si butta il polistirolo, sappiate che il polistirolo utilizzato per gli imballaggi si butta nel secco indifferenziato, mentre il polistirolo per usi alimentari nella plastica. Molto spesso, infatti, senza nominare i grandi danni ambientali, il corretto smaltimento parte dalla quotidianità di ognuno e dalla giusta educazione civica dei cittadini.